Gli artificiali colori dell’oceano, 2023, tappi di plastica, carta stagnola colorata, rete rossa inseriti in tre teche di plexiglass ciascuna di dimensioni 35,9 × 35,7 × 5,2 cm
©Foto Massimo Listri
Maria Cristina Finucci (Lucca 1956)
Architetto e artista, fin da giovanissima ha sperimentato e abbracciato diversi media espressivi quali pittura, scultura, architettura, design, videoarte e post-produzione cinematografica. Il suo progetto in corso, Wasteland, si traduce in una costellazione di installazioni e azioni, disseminate nel mondo, volte a disegnare una mappa composta da indizi che suggeriscono, in modo provocatorio, l’esistenza di una ‘nazione della spazzatura’. Ha origine così la creazione di un nuovo Stato, il Garbage Patch State, avvenuta nel 2013 presso la sede centrale dell’UNESCO a Parigi, attraverso cui Finucci vuole offrire un’immagine concreta del disastro ambientale causato dai rifiuti plastici riversati negli oceani. Tra le numerose installazioni monumentali si ricordano: Il Padiglione del Garbage Patch State nel quadro della Biennale Arte, Venezia 2013; l’Ambasciata al Museo MAXXI, Roma 2014; Il vortice, Fondazione Bracco, Milano EXPO 2015; Climatesaurus, COP 21, Parigi, 2015; Help the ocean, Foro Romano, Basilica Giulia 2018, What about the 8%?, IIC, Los Angeles 2022; H2o, Milano Fuorisalone 2023. Nel 2018, in qualità di Capo di Stato, Finucci ha ‘firmato’ la risoluzione dell’ONU Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Il suo lavoro è stato riconosciuto attraverso numerosi premi e le sue opere sono state esposte in musei e istituzioni nazionali e internazionali. Nel febbraio 2019 è stata insignita della decorazione di Grande Ufficiale dell’Ordine di Merito della Repubblica Italiana. Nel 2022 costituisce la Fondazione Finucci, organizzazione non-profit che promuove, attraverso l’arte, una maggiore sensibilizzazione collettiva sull’inquinamento degli oceani, la distruzione del pianeta, le disuguaglianze sociali.
L’opera fa parte del ciclo Wasteland iniziato dall’artista nel 2012 e ancora in corso. Wasteland è un’opera transmediale che, attraverso l’utilizzo di vari mezzi espressivi in sinergia tra loro, mira a creare nella coscienza delle persone l’immagine di uno Stato sovrano, il Garbage Patch State. Insieme alle installazioni che hanno avuto luogo in varie parti del mondo, Finucci produce lavori di dimensioni minori, servendosi spesso di materiale recuperato dalle sue opere monumentali. Il trittico Gli artificiali colori dell’oceano è stato realizzato utilizzando la rete rossa proveniente dall’installazione L’età della plastica (Isola di Mozia, Sicilia, 2016). Anche i tappi di bottiglia provengono dalla stessa opera, ma sono stati successivamente avvolti in carta stagnola di diversi colori per creare diverse sfumature ed ottenere lucentezza. Tra le diverse chiavi di lettura dell’opera di Finucci, quella che si riferisce al ‘riuso’ è una delle più immediate; l’artista infatti non utilizza mai materiale di rifiuto nel suo lavoro, ma spesso usa tappi di plastica riciclati come simbolo di un atteggiamento positivo, quello delle molte persone che civilmente li hanno messi da parte per dare loro nuova vita. (Fondazione Finucci)