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Chiara Dynys

Tutto, Near-Far, 2022, fusione di metacrilato

©Foto Massimo Listri

 

Tutto, Body-Soul, 2022, fusione di metacrilato

©Foto Massimo Listri

 

Chiara Dynys (Mantova 1956)

Dopo aver conosciuto le opere di Jeff Wall e Bill Viola, ha lasciato l’università per abbracciare la carriera artistica. Sin dagli anni Novanta ha esplorato il limite tra realtà e metafisica. Nei primi anni Novanta ha soggiornato a Parigi, dal 1996 al 1999 ha viaggiato e lavorato tra New York e Milano, dove ha intrapreso la sperimentazione di materiali diversi, dalla luce al vetro, dagli specchi alla ceramica, dalle fusioni al tessuto, dal video alla fotografia. Tra le personali si ricordano quelle al Centre d’art contemporain di Ginevra nel 1996, alla Städtische Galerie di Stoccarda nel 1999, al Museo cantonale di Lugano nel 2001, al Kunstmuseum di Bochum nel 2003, al Kunstmuseum di Bonn nel 2004, all’Executive Development Centre di Wolfsberg nel 2005, alla Rotonda della Besana a Milano nel 2007, al Museo Bilotti a Roma nel 2008, a Palazzo Reale a Milano nel 2008, al ZKM di Karlsruhe nel 2005, 2006 e 2012, all’Archivio Centrale di Stato nel 2010, al Gerisch-Stiftung di Amburgo nel 2013, al Museo Poldi Pezzoli di Milano nel 2013 e al Museo Correr di Venezia nel 2019. Tra le collettive si segnalano quelle al PAC di Milano e al Museu nacional de belas artes di Rio de Janeiro e al Museu de arte di San Paolo nel 1989, al Palacio del Marqués de la Scala di Valencia nel 1990, al Musée d’art moderne di Saint-Etienne nel 1992, al Centre international d’art contemporain di Montréal nel 1994, al Palazzo della Ragione di Mantova nel 2000, alle Scuderie del Quirinale e ai Mercati di Traiano a Roma nel 2001, alla GNAM di Roma nel 2005, 2013 e 2014, al MART di Rovereto nel 2005 e 2011, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro nel 2005 e 2010, alla Triennale di Milano nel 2007, a Villa Panza a Varese nel 2009, al Museo del Novecento di Milano nel 2012, all’Università Bocconi di Milano nel 2012. Ha partecipato alla Biennale di Mosca nel 2017 e a Soundlines of contemporary art (ICAE Armenia a Erevan, 2018). Le sue opere sono conservate nelle collezioni delle Civiche raccolte d’arte applicata Milano, del MART di Rovereto, del VAF-Stiftung di Francoforte, dell’UBS del Manno e di Zurigo, del Museo cantonale di Lugano, del Kunstsammlung di Weimar, dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, del Mobimo di Zurigo, del Museo Poldi Pezzoli, della GNAM di Roma e del MAGA di Gallarate.

I bassorilievi Body-Soul e Near-Far, realizzati in forma di libro, in fusione di metacrilato color rosa cangiante e arancio, appartengono alla serie Tutto concepita nel 2015. Sulle doppie pagine di ciascun volume, l’artista scolpisce una diade verbo-visuale, accostando termini dal significato antitetico. Con questa serie, l’artista affronta il tema delle antinomie che caratterizzano l’esistenza umana e si rivelano imprescindibili per l’equilibrio. Come osserva Giorgio Verzotti, «il regime del doppio governa da sempre le opere dell’artista», che sperimenta in varie occasioni l’ambiguità percettiva delle immagini. Qui, però, Dynys non gioca tanto con l’inganno della visione o con l’illusione ottica, quanto con la metafora della memoria, legata al sapere librario, un ulteriore filone della sua ricerca. L’idea di trasformare il libro in oggetto di culto e poi in opera d’arte, collaudata da vari artisti a partire dagli anni Sessanta, viene via via rafforzata dalla diffusione del digitale, che sembrerebbe voler rendere superflua la stampa cartacea. Quest’idea affascina da tempo l’artista, che identifica nei libri il luogo ideale della coincidentia oppositorum. I volumi, trasparenti e traslucidi, appaiono come una sorta di Beulah, lo spazio mistico intermedio tra cielo e terra per William Blake: sono il regno del subconscio e la fonte onirica dell’ispirazione poetica, dove, citando il poeta inglese, «i contrari sono ugualmente veri». Il libro, simbolo della cultura, è per Dynys il miglior strumento di risoluzione dei contrasti: secondo l’artista, le idee nascono dalle idee e la lettura forgia la personalità; di conseguenza, la cultura può stemperare qualsiasi tensione polare tra opposti e ricomporre la scissione in unità. (Renata Cristina Mazzantini)