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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Ricevimento offerto dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump

Signor Presidente,

Le sono molto grato per le espressioni di amicizia che ha voluto rivolgermi – e che ricambio, anche a nome di mia figlia e della delegazione che mi accompagna – e per l’accoglienza così calorosa ricevuta a Washington. La ringrazio molto per questo completo excursus che ha fatto poc’anzi, ricordando i tanti legami tra Stati Uniti e Italia e le tante figure che cementano questo rapporto.

Sono lieto di poter salutare esponenti delle Istituzioni e della società degli Stati Uniti, insieme a rappresentanti della comunità americana di origine italiana. Cittadini che hanno saputo contribuire attivamente, attraverso il lavoro, la dignità e il sacrificio, al progresso di questo grande Paese e alla sua identità, onorando il motto – E pluribus unum – che l’accompagna da oltre due secoli.

Oggi, sempre più persone, e tra loro numerosissimi giovani, considerano Stati Uniti e Italia come una casa nella quale vivere e muoversi in entrambe le direzioni, contribuendo, con passione e determinazione, a proiettare i nostri Paesi nel futuro.

Si rafforza così una amicizia profonda, cementata, nel secondo dopoguerra, dalla relazione transatlantica.

Il contributo offerto dagli Stati Uniti alla liberazione dell’Europa dal nazifascismo è inestimabile; e la riconoscenza dell’Italia – e dell’Europa – verso il popolo americano è intramontabile.

Siamo parte di una comunità di valori e di principi.

La leadership del mondo libero esercitata con responsabilità dagli Stati Uniti d’America – anche attraverso l’impulso alla creazione delle Nazioni Unite – ha visto il convinto contributo dell’Italia alla pace e alla sicurezza internazionale.

Come è avvenuto recentemente in Afghanistan, in Iraq, nei Balcani, nel Corno d’Africa, nel Sahel, nell’ambito della coalizione per sconfiggere Daesh e il terrorismo transnazionale.

Insieme, Washington e Roma, alleati leali, hanno affrontato le sfide di un contesto globale in continuo cambiamento.

Signor Presidente,

pace e sviluppo sono state garantite al continente europeo dalla integrazione fra Paesi un tempo avversari.

Gli Stati Uniti sono stati protagonisti nel sollecitare una intensa collaborazione fra i Paesi europei, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, e siamo tuttora convinti dell’importanza di quella scelta per equilibri mondiali in cui le libertà e i diritti dell’umanità siano rispettati.

L’Unione Europea, oltre che un motore di crescita e prosperità, è per noi – così come l’Alleanza Atlantica – una “comunità di destino” che si fonda su valori e diritti condivisi con gli Stati Uniti.

Per i nostri Paesi, Signor Presidente, il legame transatlantico affianca, alla politica estera e della difesa comune, l’immediata sintonia delle relazioni sociali, la collaborazione culturale, la tradizionale cooperazione economico-commerciale, di cui auspichiamo uno sviluppo nel segno della più ampia ed equa libertà degli scambi e della crescita degli investimenti.

Il nostro legame si estende alla ricerca, che coinvolge studiosi, Università, imprese, professionisti di entrambi i Paesi.

Come avviene per la dimensione affascinante del percorso di conoscenza spaziale che il genere umano ha imboccato da quando gli Stati Uniti – e l’umanità con loro – hanno posto l’impronta del primo essere umano sul suolo lunare.

Desidero celebrare quell’impresa rivolgendo uno sguardo ideale, con riconoscenza agli astronauti – tra i quali Nick Hague, Andrew Morgan, Christina Koch e il nostro Luca Parmitano – al lavoro, in questo momento, sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Signor Presidente,

questi uomini e donne in orbita ci parlano di speranza, di futuro dell’umanità: sono i sentimenti di progresso che accomunano gli Stati Uniti d’America, l’Europa, l’Italia.

Thank you, Mister President!