Signor Presidente,
Le sono molto grato per le espressioni di amicizia che ha voluto rivolgermi – e che ricambio, anche a nome di mia figlia e della delegazione che mi accompagna – e per l’accoglienza così calorosa ricevuta a Washington. La ringrazio molto per questo completo excursus che ha fatto poc’anzi, ricordando i tanti legami tra Stati Uniti e Italia e le tante figure che cementano questo rapporto.
Sono lieto di poter salutare esponenti delle Istituzioni e della società degli Stati Uniti, insieme a rappresentanti della comunità americana di origine italiana. Cittadini che hanno saputo contribuire attivamente, attraverso il lavoro, la dignità e il sacrificio, al progresso di questo grande Paese e alla sua identità, onorando il motto – E pluribus unum – che l’accompagna da oltre due secoli.
Oggi, sempre più persone, e tra loro numerosissimi giovani, considerano Stati Uniti e Italia come una casa nella quale vivere e muoversi in entrambe le direzioni, contribuendo, con passione e determinazione, a proiettare i nostri Paesi nel futuro.
Si rafforza così una amicizia profonda, cementata, nel secondo dopoguerra, dalla relazione transatlantica.
Il contributo offerto dagli Stati Uniti alla liberazione dell’Europa dal nazifascismo è inestimabile; e la riconoscenza dell’Italia – e dell’Europa – verso il popolo americano è intramontabile.
Siamo parte di una comunità di valori e di principi.
La leadership del mondo libero esercitata con responsabilità dagli Stati Uniti d’America – anche attraverso l’impulso alla creazione delle Nazioni Unite – ha visto il convinto contributo dell’Italia alla pace e alla sicurezza internazionale.
Come è avvenuto recentemente in Afghanistan, in Iraq, nei Balcani, nel Corno d’Africa, nel Sahel, nell’ambito della coalizione per sconfiggere Daesh e il terrorismo transnazionale.
Insieme, Washington e Roma, alleati leali, hanno affrontato le sfide di un contesto globale in continuo cambiamento.
Signor Presidente,
pace e sviluppo sono state garantite al continente europeo dalla integrazione fra Paesi un tempo avversari.
Gli Stati Uniti sono stati protagonisti nel sollecitare una intensa collaborazione fra i Paesi europei, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, e siamo tuttora convinti dell’importanza di quella scelta per equilibri mondiali in cui le libertà e i diritti dell’umanità siano rispettati.
L’Unione Europea, oltre che un motore di crescita e prosperità, è per noi – così come l’Alleanza Atlantica – una “comunità di destino” che si fonda su valori e diritti condivisi con gli Stati Uniti.
Per i nostri Paesi, Signor Presidente, il legame transatlantico affianca, alla politica estera e della difesa comune, l’immediata sintonia delle relazioni sociali, la collaborazione culturale, la tradizionale cooperazione economico-commerciale, di cui auspichiamo uno sviluppo nel segno della più ampia ed equa libertà degli scambi e della crescita degli investimenti.
Il nostro legame si estende alla ricerca, che coinvolge studiosi, Università, imprese, professionisti di entrambi i Paesi.
Come avviene per la dimensione affascinante del percorso di conoscenza spaziale che il genere umano ha imboccato da quando gli Stati Uniti – e l’umanità con loro – hanno posto l’impronta del primo essere umano sul suolo lunare.
Desidero celebrare quell’impresa rivolgendo uno sguardo ideale, con riconoscenza agli astronauti – tra i quali Nick Hague, Andrew Morgan, Christina Koch e il nostro Luca Parmitano – al lavoro, in questo momento, sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Signor Presidente,
questi uomini e donne in orbita ci parlano di speranza, di futuro dell’umanità: sono i sentimenti di progresso che accomunano gli Stati Uniti d’America, l’Europa, l’Italia.
Thank you, Mister President!